Il terzo appuntamento è iniziato con un confronto di gruppo, in perfetto stile CoopUpBo: durante la prima ora Watergrabbig e Katriem, due realtà che partecipano al percorso, hanno raccontato i propri social business model canvas, per avere suggerimenti da tutto il gruppo. Il percorso, come abbiamo ripetuto più volte, vuole essere prima di tutto un modo per confrontarsi con altre realtà, anche diverse dalla propria, per avere spunti di riflessione e vedere la propria idea sotto un punto di vista diverso, che ci può portare a soluzioni che non avevamo immaginato.
Subito dopo, siamo entrati nel vivo della giornata: Giulia Candeloro [Kilowatt] e Alberto Montanari [Emil Banca] hanno introdotto l’argomento probabilmente più ostico e noioso del percorso, ma fondamentale: il piano dei conti.
Come si fa a capire se la nostra idea o impresa è sostenibile economicamente? Quali sono gli strumenti per valutarla dal punto di vista economico e finanziario?
Si redige un piano dei conti!
Innanzitutto, è uno strumento a uso interno e ci serve per:
- valutare lo stato della propria attività;
- fare proiezioni per il futuro
- misurare ogni accadimento
Ci permette, inoltre, di capire come sta andando la gestione economica del nostro progetto o impresa.
All’interno del piano dei conti si trovano due prospettive, quella economica e quella finanziaria:
- la gestione economica è il conto economico e riguarda l’andamento dei costi e dei ricavi di esercizio, cioè le normali operazioni di acquisto e vendita necessarie per mandare avanti l’attività.
- la gestione finanziaria riguarda le entrate e le uscite finanziarie e ha a che fare con le modalità di incasso e pagamento derivanti dall’attività.
Giulia ci spiega anche il principio della prudenza: all’inizio di una attività è consigliato, per avere una visione generale e verosimile, di inserire tutti i costi che pensiamo di sostenere, anche quelli che non ci sembrano importanti.
Inoltre, è importante differenziare tra costi fissi (o diretti) – cioè quelli che sono fondamentali per l’erogazione del servizio e non variano al variare del numero di utenti, come l’affitto o il costo dell’arredamento – e costi variabili (o indiretti) – cioè quelli che dipendono dalla gestione e variano a seconda del numero di utenti, per esempio, il personale da assumere, che può dipendere dal numero di utenti.
Dalla differenza tra costi e ricavi, il margine, capisco se il progetto è sostenibile economicamente.
Dopo questa prima parte quantitativa, abbiamo concluso la giornata Gaspare Caliri [Kilowatt] che ha iniziato con una domanda:
Chi è il grande assente nel nostro canvas?
Sono i competitor e per individuarli si ricorre al benchmarking, un particolare tipo di analisi che ci permette di studiare quelli che sono i nostri concorrenti.
Attenzione! Non dobbiamo focalizzarci solo su quelli che offrono i nostri stessi servizi, ma anche su chi sviluppa attività diverse dalla nostra e si rivolge a destinatari simili, utilizza modalità di relazione con la community di riferimento e canali di vendita simili ai nostri.
Si parla, insomma, di chi non siete ma vi somiglia
Un’analisi benchmark si struttura i 3 passaggi:
- individuate le 3 parole chiave del vostro progetto e cercate online chi si occupa delle stesse cose;
- pensate all’interazione che volete costruire con i vostri target (come volete entrate in contatto con loro? quali sono le azioni chiave del servizio che offrite?) e cercate chi lo fa in modo simile (che tipo di piattaforma ha sviluppato? sono previste recensioni? quali sono i canali di comunicazione?);
- pensate ai vostri principali asset, alle vostre risorse chiave e al modo in cui le usa il vostro modello di business (es: metodologia, spazio o altre risorse fisiche, ecc.): chi le usa in modo simile?
(Un consiglio: utilizzate la navigazione in incognito per fare ricerca: i risultati saranno più veritieri e non filtrati in base alle vostre ricerche recenti)
Gaspare cita un esempio di analisi benchmark relativo a un progetto di bike sharing a cui ha lavorato anni fa, evidenziando i 3 passaggi:
Il benchmarking è perciò una analisi strategica che ci serve per capire le mancanze o necessità del nostro progetto in relazione a tre ambiti: identità – relazione – modello di business. Studiare esempi e best practices di altri settori è utilissimo, soprattutto nella fase iniziale, perché ci permette di attingere a conoscenze e punti di vista da altri settori che possono essere stimolanti e darci soluzioni a cui non avevamo pensato.
Una volta sviluppato il benchmarking, lo step successivo è la GAP Analysis che ci serve per capire come trovare una posizione nel mercato di riferimento. Una volta individuati i competitor (diretti e indiretti) è necessario studiare loro punti di forza e valutare la nostra performance rispetto agli stessi: ad ogni gap (divario) associate una azione e obiettivi specifici per riconquistare terreno.
Esempio di GAP Analysis
Di seguito trovate le slide degli interventi.
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9 gennaio 2018 | h 18.00 – 20.30
Mr Wolf #2 su Benchmarking
(evento aperto a tutti)
17 gennaio 2018 | h 14.30 – 18.30
Incontro di formazione su Governance Cooperativa, Impresa Sociale e accesso al mercato: cosa scegliere e quando.
(rivolto ai partecipanti)
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