CoopUP BO, incontro#2: come definire il proprio modello di business?

Mercoledì 19 ottobre si è tenuta la seconda giornata di formazione collettiva negli spazi di Kilowatt, alle Serre dei Giardini Margherita. Gli strumenti per creare e rimodellare la proposta di valore (tema affrontato nel primo incontro, descritto qui), tra business modeling e community, hanno messo a fuoco sempre di più l’idea d’impresa, oggetto principale di questo secondo incontro di CooopUP.

Ma facciamo un passo indietro.

Tutto chiaro rispetto al primo incontro? Tutti i partecipanti sono riusciti a trovare il proprio target, anche segmentandolo? In effetti no 🙂 e allora prima di muoverci sul focus della giornata forse è bene chiarire ciò che è rimasto oscuro.

In particolare, le perplessità più diffuse erano: come imposto il mio target sul VPC? Come lo scelgo? Come lo segmento? Come capire se è troppo vasto o troppo specifico?

Come sempre, il confronto many to many è servito a chiarire i passaggi poco chiari e a riportare l’attenzione sulla propria unicità, quindi sull’importanza della definizione del target, colui che leggerà e necessiterà della nostra proposta.

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Poi, è emerso un tema spesso scottante quando ci si appresta alla definizione del business della propria idea: e se qualcuno me la ruba? parlarne significa esporla a rischi? In altre parole, come comportarsi in caso di gelosia per la propria idea?

Gaspare [Kilowatt] parte dalla sua esperienza.

Qualche anno fa lavoravo a un progetto di bike sharing p2p, un progetto innovativo (perchè diverso da progetti simili a quel tempo attivi) e soprattutto un progetto a cui ero molto legato. Prima di arrivare alla definizione del servizio e alle prime prototipazioni con i tester della nostra community di riferimento, abbiamo aspettato un po’ di tempo, un po’ perchè desiderosi di avere un servizio puntuale e un po’ per timore che, presentato ancor prima che fosse funzionante, qualcuno di più grande di noi avrebbe potuto copiarci e vanificare, così, anni di lavoro. Ebbene… andò proprio così!

Cosa mi ha insegnato questa storia e cosa spero insegni voi? L’importanza dell’execution, l’importanza del cercarsi subito una community/un piccolo target con cui testare la propria proposta di valore, non di certo la chiusura e la reticenza nel raccontarla all’esterno.

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Anche Nicoletta [Kilowatt] sottolinea questo aspetto:

Kilowatt è nato proprio così, da un gruppo di amici con un’idea in testa che ha chiesto “aiuto” alle persone a loro più vicine: altri amici e conoscenti con il bisogno di uno spazio di lavoro condiviso; e così via tutti gli altri servizi, che ancora stiamo progettando e prototipando. Quando sta nascendo un mercato, più si è a farlo meglio è: se ne parla, si crea una community, si sviluppa il servizio, si condividono le competenze e l’esperienza.

In sostanza, quindi, non è l’idea ad aver valore, ma la velocità e il modo con cui viene realizzata. Non abbiate timore di condividere il vostro progetto: siamo in un mercato dinamico, in evoluzione continua.

Chiariti i dubbi, passiamo all’argomento della giornata: il business model canvas.

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Di seguito trovate la presentazione dello strumento, utile soprattutto – come ricorda Gaspare – per raccontare ai nostri utenti cosa facciamo e in che cosa consiste la nostra proposta di valore. Questo è importante da sottolineare perchè spesso, compilandolo, si tralasciano aspetti per noi scontati, ma non per il nostro target, quindi il consiglio è inserire tutto… a togliere si farà sempre in tempo 😉

Raccontato il modello e il procedimento per la sua compilazione i vari partecipanti si sono divisi in gruppi e, prima da soli poi insieme, hanno discusso della propria idea.

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Ci rivediamo il prossimo mercoledì (2 novembre) per il terzo incontro su numeri, metriche e impatto: cosa c’è da sapere.

 

A presto!